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"Se prendo il verde non vuol dire che intendo dipingere l'erba,
e se prendo il blu non significa che dipingerò il cielo.
Il colore esprime lo stato d'animo dell'artista.
"

Vasilij Semënovič Grosmann
 
 
 
* MIRTA  CACCARO

È come il mare.
Lo si scruta, lo si sente respirare, si capisce quanta forza misteriosa abiti la profondità, quali presenze, gradazioni, pause diventino più intime, più intense, nel baluginare di segrete corrispondenze, nel rimando carico di potenzialità di colore e luce, là dove il fondale estende, plasma, mescola e il raggio rimanda condensazioni, vibrazioni, affioramenti.
È uno scenario dinamico l’opera di Mirta Caccaro che dipinge grandi spazi piatti, fermati su di un piano, privi di modellato: solo estese campiture di un colore che diventa forma, che perde la sua funzione descrittiva e assume un linguaggio autonomo per rispondere solo alla ricerca mentale, una concentrazione tutta interiore di atmosfere sospese, di tensioni spaziali che urgono sobrie condensazioni, aggiunte o sottrazioni, nell’accostare anche tinte lontane tra loro, aperture cromatiche con scorci e tagli che imprimono ritmi articolati,  in “contrasto spirituale”.
Tensioni, dubbi, contraddizioni, come sconvolgimenti: un rosso che frena là dove incalza il blu percorso da tracciati, da or diti tesi a sottolineare plasticamente le tinte stesse ormai libere dal raccontare, per vivere di vita propria al punto di identificarsi con il movimento, con l’aggettare e l’arretrare, l’ergersi o l’annullarsi.
Sono larghe stesure di colore, zone sature che combinano spontaneamente “forme informi”, che paiono astrarsi ma all’animo attento parlano di imprevedibili incontri, di vagabondaggi interiori, di accordi fantasiosi: forse sono dei richiami al passato o espressioni di reminescenze, dilatazioni di desideri, di sogni, di allusioni: presenze, ombre, enigmi.
Gli elementi pittorici attivi  scuotono e intrecciano in un tumulto emotivo che si proietta verso lo spettatore, si rovescia al di fuori e dilaga come un ritmo che incalza nel ricercare un dialogo fitto dell’istintiva gestualità dell’Artista  che muove l’intera superficie in zone pullulanti di segni, di tracce frammentarie che fanno sì che il fondo e i protagonisti stessi si compenetrino.
Assume una valenza di spicco l’intenzionalità operativa di Mirta Caccaro nel plasmare la creta,  lavorarla col fuoco per poi raffreddarla nell’acqua e illuminarla nello spazio che pulsa di ossidi, nitrati vetrosi, smalti policromi.
Mai sazia di sperimentare, affida trepidante “le sue terre” al fuoco e si mette in attesa delle metamorfosi, delle mutazioni, di tutti quei tentativi di scoprire, di indagare, di sentire fra le mani pulsare la sacralità della materia che diventa sostanza viva, forma campita da delimitazioni bidimensionali di forte impatto, pregiata scultura RAKU che coniuga razionalità con impulso, la logica con l’estro creativo.
A integrazione e completamento della figura artistica di Mirta Caccaro è la sua dedizione alla xilografia: antica tecnica incisoria che le permette di esprimere la sua presenza femminile lirica e vera, poetica e sofferta: con infinita capacità immaginativa combina, quasi in un artificio alchemico, una scrittura segnica mobile e continua con una  severa e rigorosa ricerca di scansioni ritmiche e spaziali che articolano immagini entro un  robusto tessuto fiabesco popolato da personaggi fantastici, da creature oniriche.
È un processo di prezioso  gusto grafico che si snoda sospeso in una sapiente narrazione fluida e determinata, dove l’equilibrio compositivo  vigoroso e nel contempo raffinato rivela il  bisogno di comunicare dell’Artista, di effondere tutta la sua anima, la sua grande gioia di donare.

Marifulvia Matteazzi Alberti




LE FIABE SENZA TEMPO DI MIRTA CACCARO, di Tazio Cirri

La xilografia - spiega Mirta Caccaro - è un procedimento di stampa a rilievo che si avvale come matrice di una tavoletta di legno. Sulla tavoletta si riporta il disegno. Le linee del disegno rimangono intatte ed il lavoro d'intaglio riguarda i contorni che le delimitano e tutta la superficie restante. Per l'intaglio lungo i contorni del disegno ci si serve di sgorbie affilatissime a punta viva e a lama corta. Poi, una volta eliminato tutto il legno a togliere, si procede all'inchiostratura della matrice con un tampone e un rullo. Le parti in rilievo risulteranno colorate a seconda dell'inchiostro utilizzato, le parti tagliate via risulteranno bianche. La stampa ottenuta mediante sovrapposizioni e pressione di un foglio di carta sulla matrice inchiostrata può essere eseguita manualmente oppure con una pressa meccanica, chiamata "tira bozze". Io uso la xilografia a colori, cioè tante matrici quanti sono i colori desiderati. Le matrici sono incise separatamente ed inchiostrate con vari colori e poi stampate l'una dopo l'altra, sul medesimo foglio. Il procedimento xilografico è antichissimo e deriva dalla stampa dei tessuti con matrici lignee; fu anche il primo metodo di stampa, sviluppatosi in Europa a partire dal XIV secolo. Nel 900 la tecnica viene ripresa dagli Espressionisti che ne fecero largo uso per ottenere segni duri, angolosi, spessi e profondi, capaci di drammatizzare violentemente le immagini." Un "metodo tecnico", dunque. Appreso da maestri, sviluppato alla luce di più aggiornate conoscenze, approfondito secondo la propria sensibilità e utilizzato con i soggetti più adeguati alla sua espressività. Entra in gioco, nei lavori di Mirta Caccaro una perspicace e fascinosa fusione di mezzo e contenuto. Lo scavo del legno, che prevede uno sforzo muscolare non lieve, una precisione nei gesti, un'attenzione millimetrica nelle distanze e nelle misure, è parte integrante del pensiero che il gesto produce. ...leggi tutto

MIRTA CACCARO E LA SUA NUOVA RICERCA



Mirta Caccaro è nata a Vicenza, vive e lavora a Dueville e si è diplomata in pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia.Ha frequentato il Laboratorio di Incisione presso la scuola "Remondini" di Bassano del Grappa, con il Maestro A. Martini e il corso di Illustrazione con Adelchi Galloni a Venezia. Si occupa di illustrazione xilografica per ragazzi, di lavori di stencil, decorazione e murales. Negli ultimi anni si è dedicata alla ceramica presso il Laboratorio Rigon a Friola.
Quella di Mirta Caccaro si può definire una "nuova astrazione intellettuale", quasi musicale o fortemente legata alla musica, dove tutto ciò che non è essenziale stride e diventa ridicolo. Del resto non è raro trovare, tra le opere degli artisti astratti, riferimenti alla letteratura, alla  poesia e alla musica. Il primo di tutti fu Kandinskij, che con le dodici xilografie delle "Poesie senza parole" (Mosca 1904) inizia una ricerca legata ai grandi delle letteratura russa Kandinskij stesso era un valente violinista e sono di Klee alcune composizioni musicali sinfoniche e opere pittoriche riferite alla musica, come "Fuga in rosso" (1921).               
L'intento dichiarato della pittura di Mirta Caccaro è quello di indagare nella sfera intellettuale, in tutte le sue sfumature, senza però avanzare alcuna pretesa di razionalizzazione, ma spiegando e illustrando  attraverso immagini astratte,l'estensione sensoriale e mentale della propria sensibilità. Sulle tele di Mirta Caccaro ha luogo una serie di amplessi cromatici atti a mostrare le varianti dell'accoppiamento tonale, che rivelano le suggestioni teoriche e sentimentali che sono le fondamenta delle opere in questione. Mirta Caccaro racconta con i suoi lavori cosa la spinge ad agire ed evidenzia col colore il fascino esercitato, per esempio, da opere come: "C.C. Come Cavalli", "C.C.68 come Cavalli+ Gatti-Cammelli-Cani" o "Come Cavallo-Elefante-Camello". L'artista sa rinnovare il suo lavoro di volta in volta, lasciando cantare il colore insieme alle tecniche più svariate: acrilici e terre, acquerelli, pastelli grassi e gessi cretosi.
La produzione più recente di Mirta Caccaro è una nuova, affascinante ricerca fra pittura e scultura.
La riflessione generale sull'astrazione ha come premessa il fatto che essa sia, in pratica, esclusivamente pittorica. Niente di più sbagliato: l'astrazione è vitale anche nel lavoro scultoreo e installativo.
Lo spostamento dell'astrazione nell'arena della scultura ha molte conseguenze. Per molti artisti i significanti materiali della scultura hanno una densità e una realtà letterali i quali suggeriscono l'impossibilità della loro decodificazione. Per altri ancora, come per Mirta Caccaro; vedi le sue pittosculture antropomorfe (che attribuiscono sentimenti anche all'essere inanimato) l'uso di questo tipo di scultura supera ogni traccia di relazioni linguistiche o compositive che fossero rimaste nelle sue configurazioni e la sua scultura astratta sembra affermare che perfino la forza linguistica può essere spinta a cedere alla verità del Reale.
Le pittosculture della Caccaro sono disposte in modo da comporre una sorta di microcosmo. Esse ci stanno intorno come segnali delle strutture portanti di un mondo naturale assoluto e simbolico.
L'elemento ritmico scaturisce, naturalmente, dalla pulsazione dialettica che innerva e contrappone le forme (inusitate) e i colori, come in tutte le opere totemiche di argilla colorata, nei piatti, nella lamiera disegnata (C.C. 68 Come cavalli) o nelle opere "senza titolo" (pastelli, acrilici e terre su tela).
Ecco perché sculture, performances e installazioni sono elementi dell'arte più che mai importanti anche oggi, perché mettono in evidenza la presenza fisica dell'artista e , nel caso di Mirta Caccaro, a nostro avviso, nascono da una tensione irrisolta tra transitorio (performance e installazione) e permanente (l'oggetto), tra purezza e pericolo.



LA "NUOVA ASTRAZIONE INTELLETTUALE" DI MIRTA CACCARO



  L'astrazione di Mirta Caccaro si propone di investigare regioni del territorio estetico fino ad ora inesplorate, trascurate o ignorate; aree che in precedenza erano considerate tabù per l'arte in generale (pittura, letteratura, poesia).
Volere collegare tra loro arte astratta e letteratura è come voler riconsiderare una parte della vita umana (onirica, estetica, visionaria e spirituale) nonché una zona in cui possono fiorire idee estremamente interessanti, come accade a Mirta Caccaro nelle rievocazioni del "Cavaliere inesistente" (1959), il romanzo di Italo Calvino, l'autore che nelle sue pagine alterna realismo e favola, uno stampo in cui colare i problemi fondamentali dell'uomo o il modo in cui una personalità morale si realizza muovendosi in una società spietata come la nostra.
Desiderando l'unione tra figurazione (racconto) e forma astratta (dipinto) la Caccaro indaga sulla relazione tra la poesia e la bellezza, il punto di incontro in cui si riuniscono i contenuti e le forme.
Ogni artista astratto è un caso a se. Il caso della Caccaro è quello dell'identità tra corpo e idea: idea come impianto della memoria, materia come corpo della pittura. Più che essere astrattista, quindi, la Caccaro parla in termini di astrazione per poter poi trasportare sul supporto quello che prova in termini reali.
La pittura astratta della Caccaro vuol fare emergere il significante, il desiderio, la credenza,la preferenza e i gusti dell'artista e fa di tutto per aiutare a definire il ruolo dell'arte nella cultura contemporanea, per trasformare una struttura narrativa già esistente (racconto o favola) in forma e colore, per dimostrare attraverso l'astrazione la significazione del soggetto di rappresentazione (narrativa o poesia).
Astrazione come rappresentazione di una realtà psicologica vissuta in quel preciso istante; pittura atta a focalizzare ciò che altrimenti non potrebbe essere visto o descritto.
L'obiettivo della pittura della Caccaro è semplicemente quello di rimanere aperta alla ricchezza e al peso della storia culturale. La sua astrazione non è intesa come piacere della vista immotivata (guardare senza scopo) o identificazione di colore accanto ad altro colore, ma si presta ad una lettura molto più attenta, dove gli spettatori possono interpretare il lavoro astratto e le sue intenzioni. Il fruitore di un'opera d'arte astratta sa benissimo come interpretarla. Come diceva Klee: "Ciò che vedi nell'astratto è quello che stai cercando e dopo un iniziale disorientamento puoi liberare la tua fantasia e navigare nel mondo virtuale che più si addice alle tue esigenze interiori".
In definitiva l'astrattismo vero come quello di Mirta Caccaro non deve considerarsi come un atto di conversione o di derivazione del figurativo ma viceversa:partire dall'astrazione per comprendere il reale; deve nascere cioè dall'esigenza primaria artistica di semplificare e modificare l'ambiente reale che ci circonda e deve riuscire a liberare i nostri più emotivi stati d'animo e le sensazioni psicologiche estrinsecate attraverso la forma e il colore.
Noi l'abbiamo scelta e crediamo nell'arte di Mirta Caccaro, certi che sentiremo parlare sempre più spesso di lei e del suo lavoro.


Eraldo De Vita


LA SCULTURA "AUTONOMA" DI MIRTA CACCARO

Forme aperte, fluttuanti, un linearismo agile, schietto, spontaneo sono il biglietto da visita con cui Mirta Caccaro si presenta, concependo un allegro repertorio di sagome animali (gatti in lamiera, gatticavalli) ricavate con lamiere tagliate, piegate e colorate e forme umane (Angeli) o sculture in ceramica e argilla, il tutto arricchito dal suo noto cromatismo astratto, che avrebbe entusiasmato Alexander Calder, uno dei primi scultori su metallo ad introdurre il policromismo.
Nel lavoro di Mirta Caccaro i confini tra le varie arti, pittura e scultura nel nostro caso, si mescolano tra loro e si compenetrano e in esse c'è tutta l'impronta della sua pittura e quel tutto mosso colorato, liberato dagli obblighi descrittivi, diventa una proposizione autonoma di ritmi vitali, estratti dalla vita più segreta dell'astrattismo.
Quella di Mirta Caccaro è una delle manifestazioni artistiche più intense e più pure cui giunge l'informale nella scultura e non soltanto in Italia. Lei non ruba niente all'ambiente che la circonda come hanno fatto in passato scultori del calibro di Tinguely e Schwitters, ma lo arricchisce di nuove idee e fa giungere una sua voce non effimera nel campo della vicenda plastica, con una ripulsa totale verso ogni disordine esistenziale e l'ambizione di ritornare a contemplare forme intatte e gradevoli alla vista. Nelle sculture di quest'artista (metallo o ceramica che sia) c'è la volontà di proporre opere nuove  attraverso un linguaggio che superi i vecchi miti (l'arcaismo dei vecchi scultori) per arrivare ad una concezione più moderna del fare arte scultorea.
Ancora più importante è per Mirta Caccaro l'astrazione in quanto modo di guardare, come piacere della vista, guardare senza scopo di identificazione. Le sue ultime sculture non appartengono ne alla terra ne al cielo, ma sono collocate in uno spazio del divenire e pur essendo statiche alludono ad un a trasformazione continua. Mirta Caccaro frequenta un'arte che non supplisce solo alla realtà ma la amplia come atto di conoscenza,  non la copia, non la imita, ma la ripercuote. La scultura della Caccaro non si concentra sulla tecnologia come fanno altri scultori moderni ma scopre la sua vena viscerale e consente di raggiungere un più ampio ventaglio di idee e codici, includendo anche ciò che è puramente intellettuale.

Forme, superfici, spazi e sensazioni di queste sculture appartengono inequivocabilmente all'artista totale (pittura, scultura, ceramica ecc.) in una maniera che va oltre lo stile. I lavori che presentiamo determinano il periodo attuale, proprio perchè si definiscono da soli, essendo questa la condizione dell'autonomia che la scultura e l'arte in generale hanno raggiunto in questa artista.

Eraldo de Vita


* MIRTA CACCARO

È interessante osservare subito come Mirta Caccaro sia un'artista curiosa di tecniche e di materie (scultura, pittura, ceramica, incisione, illustrazione) che ha saputo estendere ed integrare con molta naturalezza il proprio lessico e la propria sintassi compositiva di incisore nel campo pittorico e plastico. I suoi dipinti recenti, le sculture in lamiera (angeli), le argille dipinte esaltano una singolare flessibilità e fluidità estetica come continuità di visione di un mondo di fertili incontri tra il segno e il colore, quali che siano le tecniche e quali che siano le materie adottate. Una narrativa istintiva determina e domina con sicurezza lo spazio interpretativo e di modulazione formale in visualizzazioni di sintesi figurale che aggallano dal profondo per accamparsi, ora leggere ed espanse, ora concentrate e sfaccettate, sul supporto, denunciando radici in esperienze cubiste e surreali di base, ed origine nel caleidoscopio di sedimenti vicini e lontani, di esperienze che la memoria sensitiva elabora, arricchisce, trasforma in percorsi, in metamorfosi grafico-pittoriche, prima, e di evidente intenzione illustrativa storica, favolistica, biblica e in scenografie che ricordano vagamente, di primo acchito, Chagall per i colori, le interferenze e gli sfumati dei segni, le figure alate che poi si compattano in sintesi plastiche nelle sempre più leggere visioni armoniche delle argille dipinte, in cui il colore segnala gli spazi interni di movimento e di coesione, mentre i laminati si allungano in figure fantastiche (gatti) o ieratiche silhouette (angeli, figure femminili) che recuperano, rievocano, in certo modo, anche le danze rituali della grafica. Il lavoro di Mirta si propone allora come costante respiro della materia che si dilata, si espande nello spazio come metafora dello slargarsi dello spazio interno, psichico, spirituale, o si concentra come corpo di una memoria solida, di sedimenti bene amalgamati, pronti a sciogliersi in racconti, in figure narrative, secondo gli umori, degli stati d'animo, delle energie, dell'aperta disponibilità al dialogo o della chiusura in monologo tutto interiore mirato a consolidare stati di coscienza da cui ripartire nell'esplorazione dello spazio emotivo, di relazione, di comunicazione, di invenzione creativa.

Giorgio Segato

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La fantasia di Mirta Caccaro ha sperimentato nel corso degli anni la pittura, la ceramica, l’illustrazione, il manifesto e l’incisione, che le permettono attraverso lo stile sicuro e personale dal tratto energico e dal colore eloquente d’interpretare la voce narrante riflessa nella storia di Giovanna Grossato.
 L’esito è nella mostra dal titolo “Jacopo è un grande sognatore”. Attraverso le 14 xilografie che trasferiscono nelle immagini lo scorrere delle brevi storie, Caccaro assegna il primo piano alle figure, regolate dalla necessità di coinvolgere l’intero spazio e trasmette l’adesione alla commistione tra il sogno infantile e l’osservazione sulla realtà del vivere.

Avanza nella superficie un cromatismo brillante, serrato fra l’imporsi delle precise linee rese attraverso l’antica tecnica della xilografia. Lo strumento della sgorbia restituisce, nella semplificazione delle forme, quei rapporti continui del passaggio tra la storia, con il suo linguaggio gestuale e la presa diretta dei messaggi resi attraverso la fantasia dell’illustrazione. Sono immagini efficaci, che accordano il mondo infantile con quello dell’adulto,  rese da Caccaro da esperta illustratrice di fiabe, con l’espressività immediata della comunicazione, com’è resa attraverso la sua pittura.

di Maria Lucia Ferragutti

mirta caccaro, autoritratto
 
dipinto su tela di mirta caccaro
 
gattocavallo, illustrazione di mirta caccaro
 
dipinto di mirta caccaro
 
 
 
 
 
corrono i colori, titolo
 
 
 
  26 marzo 2018